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Morbo di Dupuytren

Domanda:

Come è possibile trattare il Morbo di Dupuytren?

Risposta:

Esiste una patologia piuttosto diffusa tra gli uomini adulti fra i 50 e i 60 anni, con maggiore incidenza nelle zone geografiche del nord Europa (tanto da far nascere la popolare definizione di malattia dei vichinghi) che colpisce la mano determinandone l’incurvamento e la flessione e causando grosse difficoltà nelle azioni quotidiane più semplici come, per esempio, impugnare degli oggetti: il problema in questione è noto scientificamente come morbo di Dupuytren.

Il morbo di Dupuytren consiste in un anormale ispessimento e retrazione del tessuto fibroso che si trova tra la pelle e i tendini del palmo della mano. Tale ispessimento può dar origine a una vera e propria corda tesa dal palmo della mano fino alle dita che limita il movimento di estensione di un dito o di più dita, rendendo impossibile la completa apertura della mano (le dita maggiormente colpite sono il mignolo e l’anulare). La patologia determina a volte anche un ispessimento della cute sul dorso delle articolazioni delle dita e può colpire, più raramente, anche le dita dei piedi. 

Morbo di Dupuytren

Le cause scatenanti di questo morbo sono ancora piuttosto misteriose, certamente il fattore genetico ha un notevole peso (è frequente una certa distribuzione familiare), altri fattori che contribuiscono alla sua diffusione possono essere il diabete, l’abuso di fumo e alcool, ma anche l’assunzione di farmaci anticonvulsivanti (per l’epilessia).

Una potenziale persona affetta da tale patologia, quindi, potrà accorgersi del problema a partire da sintomi specifici e spesso evidenti, quali: ispessimento della cute, aree di retrazione cutanea, pliche o noduli sul palmo, cordone sotto pelle che impedisce la completa estensione delle dita, impossibile apertura completa della mano, limitazione al movimento, prurito, indolenzimento, progressiva e permanente flessione di una o più dita. Alla presenza di tali sintomi, è opportuno recarsi da un chirurgo specialista della mano per una corretta diagnosi: egli valuterà lo stadio della patologia secondo classificazioni ben precise, in base alla gravità e sulla misura degli angoli di flessioni e delle articolazioni digitali (dal grado 0 al grado 4) e a seguito di ciò si potrà decidere se è necessario o meno un intervento chirurgico (si opta per quest’ultimo quando la flessione del dito è moderata o grave e le funzioni della mano interessata sono parzialmente o totalmente compromesse).

Il trattamento non chirurgico è invece indicato per le fasi inziali del morbo di Dupuytren: una vera svolta è avvenuta in tal senso da quando l’utilizzo dell’enzima Collagenase Clostridium Histoliticum, grazie alla sua proprietà di distruggere il collagene, è stato approvato dalla US FDA (ente governativo statunitense del Dipartimento della Salute) come “trattamento non-chirurgico di una corda palpabile” nella malattia di Dupuytren. Questa terapia infiltrativa non invasiva ha permesso di ridurre notevolmente i tempi di recupero del paziente, i rischi annessi e, non per ultimo, i costi per il SSN.  Altri metodi conservativi nelle fasi inziali possono essere l’utilizzo di tutori, la terapia radiante o la somministrazione di vitamina E.

Nel periodo post-operatorio è di fondamentale importanza la fisioterapia, necessaria a garantire l’efficacia del trattamento chirurgico, nonché a scongiurare la presentazione di recidive e a prevenire l’edema. Gli esercizi praticati (da effettuare anche a domicilio) sono mirati a guarire meglio e più velocemente, così come l’uso di massaggi di vario tipo, in particolare connettivali e sulla ferita chirurgica, assieme a terapie fisiche come gli ultrasuoni. Infine, può risultare utile per il primo periodo post-chirurgico l’utilizzo di un tutore atto a mantenere le dita estese.